Presentata la nuova rete ospedaliera siciliana

I tagli non ci sono più. La riduzione dei reparti che aveva messo in allarme a settembre quasi tutti gli ospedali siciliani è scomparsa dalla nuova rete messa a punto dall’assessore alla Salute Baldo Gucciardi. Il piano è la riscrittura di quello che alla fine dell’estate aveva scatenato una guerra anche all’interno della maggioranza, con Ncd schierata apertamente contro l’assessore.
Si tratta della classificazione degli ospedali in base alla loro importanza sul territorio: ovviamente a un grado maggiore di importanza corrisponde un maggior numero di reparti. E la novità è che quasi tutti gli ospedali vengono classificati importanti e possono quindi almeno mantenere tutti i reparti attuali.

Un esempio? Il Giglio di Cefalù a settembre sembrava destinato a un brusco ridimensionamento: ora invece passa indenne il taglio. E i tagli nei posti letto del Policlinico di Palermo – ne erano stimati un centinaio – sono del tutto scomparsi.
La chiave di volta è l’aver aumentato il numero di ospedali classificati come Dea di secondo livello: erano un paio a settembre e sono 8 adesso (entrano in questa fascia a Palermo il Policlinico e Villa Sofia, a Catania il Policlinico e il Garibaldi e a sorpresa il Sant’Elia di Caltanissetta). Questi “super-ospedali” che potranno avere tutti i reparti possibili. Ma cambiano anche gli ospedali di primo livello, che potranno avere un gran numero di reparti. Vengono promossi in questa fascia gli ospedali di Acireale e Giarre, Comiso, Vittoria, Avola, Taormina, Milazzo, l’Ingrassia di Palermo solo per fare alcuni esempi.
Se così non fosse stato in questi ospedali si sarebbero potuti mantenere solo 4 reparti: Medicina, Chirurgia, Ortopedia e Cardiologia. Questa è la condizione dei cosiddetti ospedali di base: Partinico, Termini Imerese, Alcamo, Castelvetrano, Mazara del Vallo, Canicattì, Licata, Piazza Armerina, Nicosia, Modica-Scicli, Paternò, Biancavilla, Lentini, Patti, Sant’Agata di Militello e il Bonino Pulejo-Piemonte.
Il punto però è che a loro volta queste strutture a settembre risultavano ulteriormente ridimensionate: dunque il fatto che ora siano considerate strutture di base permette loro di mantenere gran parte dei reparti attuali.
Uno dei punti fondamentali del nuovo piano riguarda i pronto soccorso: tutti gli ospedali ne avranno uno o al massimo avranno un punto di emergenza vicario rispetto al pronto soccorso. Insomma, o l’uno o l’altro, le funzione restano però le stesse e anche il personale.
I sindacati scorgono il pericolo scampato, rispetto ai tagli, ed esultano: «Il piano della rete ospedaliera, presentato stamane alle organizzazioni sindacali, non farà perdere pezzi alla sanità siciliana – è il commento di Enzo Tango della Uil-Fpl -. Anzi, in alcuni casi, apportando le giuste modifiche potrebbe persino migliorarne la gestione. Inoltre, ma solo dopo il via libera da Roma, si aprirebbero finalmente le porte a concorsi e assunzioni. Questa riforma garantirà ai cittadini servizi e professionalità. Resteranno in atto tutte le strutture sanitarie e ospedaliere, solo qualcuna cambierà nome. Il livello delle prestazioni resterà alto se non migliorabile».
Il nodo restano i concorsi da sbloccare. Il via libera del ministero resta infatti condizionati all’approvazione di questo piano e al varo del successivo tagli dei posti letti in ogni reparto. Ma anche la Cisl si dice ottimista con Mimmo Milazzo e Gigi Caracausi: «L’incontro con Gucciardi si è rivelato ancora una volta proficuo, apprezziamo il coraggioso impegno con cui l’assessore ha portato avanti la riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Il prossimo passo però sono le assunzioni, fondamentali per assicurare servizi efficienti e per rendere la riorganizzazione veramente efficace. Auspichiamo che i successivi passaggi politico–istituzionali abbiano luogo rapidamente per poter sbloccare le assunzioni nel più breve tempo possibile e senza sconvolgere l’impianto oggi presentato. solo così la riorganizzazione della rete ospedaliera potrà effettivamente garantire servizi efficienti».
Molto più cauto il Cimo, come dice il vicesegretario regionale Angelo Collodoro: «L’assessore ha illustrato un’impalcatura. Una cornice. Quello che si constata è un inversione di rotta non solo culturale rispetto a quanto programmato ad oggi. Ovvero si sta finalmente prendendo atto, con grande ritardo, che la visione ospedalocentrica è fallimentare. Che la sanità è un sistema che si regge su due gambe territorio ed ospedale e sulla integrazione tra le due aree. Ad oggi sembra essere questa la novità . Certo molte cose sembrano poco sostenibili ai sensi del DM 70». Ai sensi, cioè, del decreto nazionale che fissa i parametri di reparti e posti letto negli ospedali italiani.
Sul piano presentato dall’assessorato interviene anche il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche: “Ci riteniamo soddisfatti dell’operato dell’assessore Baldo Gucciardi – dice Francesco Frittitta, coordinatore regionale del Nursind -. Apprezziamo e sosteniamo il tentativo di ottenere da Roma un aumento dei posti letto disponibili che al momento sono 3 ogni mille abitanti. Rimaniamo perplessi sul fronte delle immissioni del personale che potranno avvenire solo dal 2018 e chiediamo su questo fronte maggiore celerità”.
Secondo il sindacalista “tutte le graduatorie sono state prorogate fino al 31 dicembre 2017 e solo nel 2018 si potranno effettuare le immissioni a tempo indeterminato. Adesso bisogna iniziare a lavorare per non farci trovare impreparati ed evitare ulteriori ritardi. Auspichiamo che tutte le procedure siano pronte entro la fine dell’anno”.

(fonte: GDS)

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